Il 9 dicembre del 1993 l’Unesco dichiarò i Sassi di Matera e il prospiciente altipiano murgico, oggi area protetta denominata Parco della Murgia materana delle Chiese rupestri, “Patrimonio mondiale dell’umanità”.
Sono trascorsi venti anni da quella data importante e abbiamo sentito il dovere di celebrare questa ricorrenza con sobrietà e riflettendo con profondità sul significato che quella iscrizione ha avuto per Matera, per la Basilicata, per il Mezzogiorno”.
Lo ha detto il sindaco di Matera, Salvatore Adduce, intervenendo oggi alle celebrazioni per i venti anni di iscrizione di Matera nell’elenco Unesco del Patrimonio mondiale dell’umanità.
“Fu – ha aggiunto Adduce – un avvenimento storico per la città, ma anche per il Paese, per il Mezzogiorno e per l’Unesco. Infatti, Matera fu il sesto sito italiano in ordine cronologico a essere iscritto nell’elenco, il primo del Sud Italia e per la prima volta l’Unesco utilizzò nei criteri e nelle motivazioni il concetto di “paesaggio culturale” che venne utilizzato successivamente per motivare la iscrizione di altri prestigiosi siti nel mondo. Ecco perché quella data rimarrà nella storia della nostra città e nella storia della cultura mondiale. E quel risultato costituì l’approdo di un lunghissimo viaggio, di un lunghissimo cammino, quello lento, lentissimo che l’uomo aveva percorso nei secoli e nei millenni e quello più rapido che la civiltà dell’uomo aveva compiuto negli ultimi 50 anni”.
Per Adduce Matera, in quella circostanza, vinse una sfida, l’ennesima sfida.
“Fu la sfida di una città affascinante e piena di contrasti, simbolo di una fusione tra paesaggi e civiltà e culture diverse. Luogo di passaggio di civiltà che hanno lasciato segni indelebili, dai Bizantini ai Normanni. E poi i segni delle culture degli ultimi 8 secoli, dal Romanico al Rinascimento al Barocco che ci hanno consegnato architetture di grande qualità e originalità.
Ma sono stati gli ultimi 50 anni a determinare un’accelerazione straordinaria del processo di acquisizione della consapevolezza del valore unico di questo luogo. Questo periodo, infatti, è stato segnato dall’ennesimo contrasto: dalla presa d’atto di una emergenza che sembrava insanabile tanto da farla definire “Vergogna nazionale” all’iscrizione nel patrimonio mondiale dell’umanità.
Un traguardo che non era scontato. Anzi. I Sassi hanno rischiato di diventare luogo fantasma, abitato solo da spettri, zona franca per la delinquenza. Invece, grazie a un’azione formidabile di tipo politico e delle forze dell’ordine coordinate egregiamente ed efficacemente dall’allora prefetto, Tommaso Blonde, si riuscì ad evitare questo pericolo estirpando la mala pianta della criminalità. Fortunatamente vinse la cultura. Vinse quella parte forte della città anche grazie all’attenzione nazionale e internazionale di intellettuali, architetti e artisti che credettero nel valore universale del nostro patrimonio e nella necessità di salvarlo. Con il 1993 vinse per la prima volta il paesaggio culturale e l’architettura frutto della mano sapiente dell’uomo, di un abitante che ha plasmato nel tempo la pietra adattandola alle sue esigenze e rispettando l’equilibrio dell’ecosistema.
L’Unesco, 20 anni fa, diede valore alla civiltà dell’uomo e alla sua storia. Questo patrimonio è la vera grande piattaforma da cui Matera lancia la nuova sfida. Da quell’abitante che plasmò la calcarenite all’abitante culturale di cui parliamo nel dossier di candidatura e che la giuria ha mostrato di aver apprezzato. Dagli antichissimi viaggiatori bizantini ai cittadini di oggi, ai visitatori di oggi che vengono a Matera e si lasciano avvolgere da questo spettacolo decidendo di restarci come ininterrottamente è avvenuto per 10 mila anni. Sta qui – ha concluso il sindaco – la straordinaria continuità che noi abbiamo riproposto nel progetto di candidatura e che costituisce l’anima della nostra città”.
Il sindaco ha quindi ringraziato tutti coloro che contribuirono nel ’93 all’iscrizione di Matera nell’elenco del patrimonio mondiale dell’umanità dell’Unesco.
La giornata celebrativa, coordinata dal giornalista Giovanni Scandiffio, è stata aperta da un video-reportage sulla proclamazione di Matera come patrimonio mondiale dell’umanità realizzato da Videouno nel ’93 a Cartagena, e dai saluti dell’allora sindaco di Matera, Saverio Acito, di Pietro Laureano, autore del dossier per l’Unesco, di Marta Ragozzino, Soprintendente ai Beni storici e artistici della Basilicata.