La vergogna dell’uomo giunse anche in Basilicata. Il ricordo dei deportati ebrei nelle nostre zone

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Oggi è la giornata della memoria. Oggi, forse, almeno per qualche istante, ognuno di noi si fermerà per ripensare a quanto accaduto epoche fa: forse non riusciremo a darci risposte ad un male così forte ed intenso, forse non riusciremo a capire quanto dolore hanno provato e quante lacrime hanno versato gli sventurati che hanno subito le deportazioni, ma, fermandoci un attimo, ricorderemo il loro coraggio, la loro innocenza, la loro grandezza. Perché sono loro i veri eroi, loro che hanno dovuto sopportare la banalità del male (in questi termini ce ne parla Hanna Arendt). Oggi, tuttavia, non ricordiamo solo gli ebrei morti in quei campi di concentramento, ma tutti quei “ diversi” che venivano rinchiusi e cancellati dalla faccia della terra, in quei campi di sterminio dove perdevano il loro “io” per diventare numeri, per essere sottoposti a torture ed umiliazioni inenarrabili. Oggi ci stringiamo attorno ad una speranza: quella di cercare di costruire un mondo migliore. Dobbiamo farlo anzitutto per queste persone che sono morte senza motivo, senza una ragione, senza un perché. Per tutti i dimenticati di quella strage e per quelli che sono sopravvissuti. Per noi stessi, perché, altrimenti, continueremmo a perseverare in quella così atroce banalità del male. I campi di concentramento sono stati chiusi quasi settant’anni fa, ma l’odio che si respirava nell’aria si è esteso in tutto il mondo: continuiamo a tener vivo, infatti, il male di quegli anni nei gesti quotidiani, nelle forme di razzismo che colpiscono neri ed extracomunitari; nelle pesanti discriminazioni che gay (rinchiusi da Hitler nei suoi campi di sterminio) continuano a subire giorno dopo giorno; nelle continue lotte religiose che riempiono i nostri giorni (testimoni di Geova e musulmani venivano regolarmente “ospitati” nei campi). Tutto quello che ci è diverso tendiamo ad isolarlo perché ci fa paura, perché modifica la nostra quotidianità. Ma così, ed è doloroso dirlo, perseveriamo nel lavoro di chi, prima di noi, ha perseguitato e offeso l’umanità. E non mi si venga a dire che il nero stupra le donne italiane: perché, l’italiano non lo fa? Nessuno mi può dire: gli zingari rubano! Perché l’italiano, l’inglese, il francese non lo fa? L’uomo è brutale nella sua essenza, nella sua collettività che sia nero, bianco o di altro colore, di una religione piuttosto che di un’altra. Proviamo, quindi, ad entrare in contatto col diverso e, solo dopo averlo conosciuto, tirare le somme, perché altrimenti saremmo schiavi del nostro pregiudizio e alimenteremmo il male di questo mondo.
Per quanto concerne il ricordo, in questo 27 gennaio dedicato agli ebrei e a tutti i deportati, non possiamo dimenticare che il male era proprio a due passi da dove viviamo: in Basilicata, infatti, vi erano tre campi di lavoro, uno nel comune di Pisticci (sito nell’attuale frazione di Centro Agricolo), uno a Marsiconuovo, l’altro a Terranova del Pollino. Il male è giunto anche nella nostra piccola regione e ha sconvolto gli animi di migliaia e migliaia di persone. In particolare, a Pisticci, la piccola frazione di Centro Agricolo mantiene la struttura tipica dei lager nazisti, con casupole dove i prigionieri trascorrevano la notta e la classica struttura a quadrato, con la torre al centro che, nei campi di sterminio polacchi e tedeschi, serviva a bruciare i corpi degli internati. E, a chiusura di questo umile, ma sincero ricordo di quanti hanno patito sofferenze e umiliazioni crudeli e spietate, ecco i nomi di alcuni prigionieri ebrei tenuti nei lager lucani, con la speranza che il loro ricordo non rimanga solo un nome, ma un esempio che ci faccia comprendere quanto il male ( e non quello religioso, ma umano) sia minaccioso e imprevedibile: Fink Edith, Nagel Riccardo, Nagel Susanna, Holper Wulf, Novotny Frantisek, Steiner Roberto, Weingarten Giuseppe, Sterk Andrea, Buchalter Berta, Feuer Adolfo, Feuer Fritz, Feuer Harrj, Kohn Teodoro, Tilscher Anna, Kalik Marco e tanti altri ancora che, purtroppo, fanno parte della pagina nera della nostra storia.

Foto: ilfaroonline.it

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