E’ stato presentato a Matera, qualche giorno fa il libro “Il mio nome è Luca Orioli”, fortemente voluto da mamma Olimpia Fuina, per strappare Luca alla cronaca e restituirgli l’identità rubatagli, facendolo conoscere nella sua intimità. Il libro edito da Giuseppe Laterza è una raccolta di poesie (dal 1981 al 1988), un tuffo nella mente di Luca, nei suoi pensieri. Leggere il libro è come guardare il futuro attraverso i suoi occhi: Luca registra quanto avviene intorno e dentro di lui. L’intento di mamma Olimpia è quello di donare Luca a tutti.
“Quando nel cuore c’è l’immenso –sostiene Olimpia- nel sangue la potenza della vita, nella carne l’odore dei giorni vissuti, anche una vita così breve come quella vissuta da Luca resta eterna in ciò che ha lasciato”.
Questa esistenza terrena Luca l’ha sentita sin dalla tenera età per trascriverla nei versi che sua madre ha voluto donare al lettore. Aveva sette anni quando ha cominciato a scrivere “la vita”. Un bambino che diventando uomo sentiva l’esigenza di tramandare il suo destino per tramutarlo in qualcosa di immortale; cos’è immortale più della parola
scritta?
C’è potenza nelle sue parole, la potenza che le azioni di ognuno hanno di mutare le cose, di trasformarle, di cambiarle.
C’è denuncia. La denuncia dell’incapacità di lasciare il naturale egoismo per andare oltre, per spingersi al di là di se stessi, per cercare qualcosa che ci attrae e, nello stesso tempo, ci ripunga e che non riusciamo a riconoscere in noi stessi.
Luca, attraverso i suoi versi, ci richiama a non lasciar scorrere la nostra esistenza senza sentircela addosso; ci spinge a cibarci degli altri nella consapevolezza che noi lo siamo.
C’è Dio. In queste pagine, è sempre presente come Entità che risiede nel cuore di ciascuno e parla attraverso gli occhi che incontriamo. C’è tanto amore nelle parole di Luca. Un amore disperato che chiede lacrime capaci di costruire. I versi sono voce della vita. Dopo il suo cammino qui, tra i mortali che possono imparare a conoscerlo, essi permangono e insegnano a credere che questa vita va amata anche quando fa male. Va conquistata istante dopo istante, ma non nelle gioie momentanee che ingannano, bensì nella consapevolezza che si acquista solo imparando a non guardare solo con gli occhi per vedere.