Le cooperative sociali producono beni di utilità collettiva che rispondono a bisogni cruciali di educazione, cura, inclusione, coesione sociale. Attraverso il loro forte radicamento territoriale, favoriscono la creazione di legami tra i cittadini e i loro organi di rappresentanza e sono in grado di contribuire a una governance di territorio più efficace anche ai fini di quella coesione sociale, sempre più evocata e riconosciuta come una priorità. Hanno storicamente contribuito a rafforzare il modello di welfare di comunità sul versante della produzione e offerta di servizi alla persona, di interesse collettivo e della più generale inclusione e partecipazione dei cittadini in continuità con quel processo riformatore che trova la sua cornice nella riforma costituzionale concernente la sussidiarietà orizzontale. La Regione, così come dimostrato al varo del piano socio sanitario ma anche dalle politiche di welfare messe in campo negli ultimi anni sembra trascurare del tutto quella parte della società civile che di fatto ha realizzato le politiche sociali in Basilicata negli ultimi venti anni, sopperendo anche a tante carenze delle pubblica amministrazione. Questi ultimi anni sembra siano stati caratterizzati da una visione del welfare di tipo assistenziale e da una sorta di ingegneria sanitaria: grande elaborazione normativa ma di fatto si è ancora più fermi di prima nelle pratiche! In Basilicata il movimento cooperativo sociale esprime importanti competenze, professionalità, sta esprimendo una innovazione riconosciuta a livello nazionale, continua con caparbietà e sacrifici al mantenimento occupazionale di oltre 2400 persone a fronte di un investimento di soli 12 mlni di euro sul fondo politiche sociali. Somme mai adeguate da 15 anni nè ai coefficienti istat nè agli adeguamenti contrattuali dei lavoratori. Chi ne sta pagando le conseguenze di ciò? Semplicemente le nostre comunità, le nostre persone anziani che si vedono ridurre l’assistenza domiciliare, i nostri minori, le persone con disabilità. Eppure assistiamo a investimenti di circa 40 mlni di euro per realizzare 378 posti di lavoro. Nulla questio, ovviamente, un posto di lavoro in più in una fase economica critica è sempre una famiglia che può traguardare la propria sostenibilità, ma ci si chiede perché non si attenzionano quei settori che con dati e numeri alla mano, continuano a reggere e addirittura a incrementare l’occupazione? E teniamo a precisare che non si tratta solo di risorse economiche, seppure importanti, ma anche di dare dignità a un settore che contribuisce in modo pregnante allo sviluppo della nostra regione. Il governo nazionale se ne è accorto mettendo mano alla riforma del terzo settore, incentivando l’impresa sociale, avviando un processo di riforma della legge 328/00 introducendo anche il voucher universale. E a livello locale? La ridefinizione o addirittura la messa in opera di quanto non realizzato dal Piano Socio Assistenziale, il processo di accreditamento delle strutture residenziali per la salute mentale, per gli asili nido, per le comunità per minori e tanto si potrebbe aggiungere. Spiace osservare che fra i pochi incarichi dirigenziali non assegnati vi e’ anche quello del settore delle politiche alla persona, forse poco importante per avere una persona dedicata?
Il movimento cooperativo dell’Alleanza delle Cooperative Sociali di Basilicata, rappresenta un soggetto economico e sociale che, per cultura, esperienze e storia, è in grado di proporre progettualità tali da supportare il Sistema Pubblico e prevenire così potenziali tensioni sociali.
Vogliamo ribadire con forza che:
• la salute è una risorsa da tutelare e la si persegue superando le disuguaglianze!
• il mantenimento della salute non è un problema solo dei medici ma delle agenzie territoriali tutte
• investire in salute e benessere sociale determina un aumento del PIL
Agci, Confcooperative, Legacoop, chiedono alla Regione uno “scatto di reni” per superare
rapidamente lo “stato di crisi del Welfare” così come peraltro condiviso con gli stessi sindacati CGIL, CISL e UIL.
In particolare, vi è la priorità di
• istituire un tavolo permanente di concertazione preventiva sulle politiche di welfare partecipato dal sistema della cooperazione sociale e dalle parti sociali;
• procedere all’accreditamento provvisorio delle cooperative, delle strutture e dei servizi esistenti sul territorio al fine di garantire continuità nell’assistenza e stabilità lavorativa agli operatori del settore;
• allocare ulteriori risorse destinate ai servizi di welfare e ai servizi di assistenza domiciliare la cui domanda è in continuo aumento ;
• avviare azioni correttive su provvedimenti già in corso che riguardano l’inclusione sociale e l’inserimento lavorativo, come ad esempio il COPES;
• adeguare ed uniformare le rette nell’immediato per tutti i servizi socio assistenziali e socio sanitari già in essere.
Come appunto detto, il sistema della cooperazione, delle imprese sociali sono pronte a dare tutto il sostegno possibile ma senza derogare ulteriormente i tempi.