L’ipotesi di realizzare uno spazio eventi per Matera 2019 in una ex falegnameria ha riacceso il dibattito, per la verità mai sopito, sull’assenza di uno spazio idoneo (al chiuso) per concerti, rappresentazioni teatrali o spettacoli. L’adattamento di un capannone da parte di investitori privati come spazio eventi (che poi probabilmente sarà preso in fitto dalla Fondazione Matera 2019) sembra avvalorare l’ipotesi che ci siano gravi ritardi nel realizzare nuove infrastrutture a servizio di Matera Capitale della Cultura.
Il motivo è semplice. Non ci sono i tempi tecnici per farlo. A tal proposito abbiamo chiesto al presidente dell’Ordine degli Architetti di Matera, Pantaleo De Finis, un parere sulle possibilità di realizzazione delle infrastrutture previste dal Dossier di Matera 2019. De Finis è uno dei massimi esperti italiani sulla programmazione e la progettazione dei lavori pubblici, autore di diversi libri, testi universitari e manuali sugli appalti nel settore pubblico. “Con un ritmo incalzante – afferma De Finis- ci si sta avvicinando al traguardo di Matera capitale europea della cultura 2019. Un discorso diverso però è quello che riguarda la realizzazione delle infrastrutture fisiche, dei lavori o delle opere pubbliche.
Nel nostro paese, i tempi di realizzazione di un opera pubblica sono mediamente di sette anni, di cui metà per la programmazione e progettazione e un’altra metà per la realizzazione. Questi tempi si sono allungati anche grazie alla pubblicazione del nuovo codice dei contratti nell’aprile del 2016. Purtroppo, a chi si occupa di lavori pubblici, è subito apparso che, la realizzazione di quanto previsto nel dossier per il 2019, sarebbe stato molto complesso; soprattutto in considerazione della proclamazione avvenuta nel 2014.
A meno di un anno dall’inizio ufficiale, forse si dovrebbe considerare l’evento di Matera 2019 e l’anno 2019, non come un punto di arrivo ma come un momento significativo della trasformazione e modernizzazione della città. Potrebbe essere l’evento per cui si pensa ad una città, con al centro le persone che la vivono e che la visitano. Un complesso integrato e coordinato di attività che vede, come coautori, tutti gli attori incaricati della trasformazione e recupero del territorio.
Per quel che riguarda lo stato di attuazione del programma e le procedure che si perseguono, queste sono cose note e non è neanche il caso di aggiungere nulla.
L’obiettivo però rimane Matera, e la forza di Matera è stata la partecipazione attiva dei cittadini e delle intelligenze che vivono e agiscono a Matera. Quello che si può dire e fare, a meno di un anno dal 2019, è dare la disponibilità di una collaborazione tecnica, scientifica e culturale che la comunità dei progettisti locali è in grado di assicurare con qualità e competenza”. De Finis, infine, non ritiene possa essere un problema il trasferimento delle risorse finanziare dal Mibact agli enti locali visto che solitamente i soldi vengono assegnati a stato di avanzamento dei lavori, con apposite convenzioni. Il vero problema è dunque il ritardo accumulato nella predisposizione dei bandi e nell’assegnazione degli appalti. De Finis suggerisce la creazione di una vera e propria task force comunale che si occupi soltanto di questo al fine di velocizzare le procedure.