Benzene e diossina sono le sostanze tossiche che si sono sprigionate a seguito dell’incendio della discarica di La Martella scoppiato ieri 4 agosto intorno alle ore 13.
Ad affermarlo è stato il sindaco di Matera, Domenico Bennardi, a margine della riunione svoltasi questo pomeriggio in Prefettura. Non si conoscono però le quantità delle due sostanze cancerogene presenti nell’aria del territorio materano. Da stamattina un odore acre investe tutta la città da non a sud ma secondo le rivelazioni dell’Arpab (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Basilicata) riferite alla giornata di ieri la concentrazione di benzene è nella norma. Sempre sul sito dell’Arpab, stranamente, non c’è alcuna notizia relativa all’incendio della discarica di Matera. Intanto ai materani viene raccomandato di stare in casa con le finestre chiuse, circostanza quasi impossibile da attuare viste le temperature tropicali di questi giorni. Intanto la sostanza più temibile che si sprigiona dalla combustione incontrollata dei rifiuti è la diossina, nome comune di una sostanza tossica, la tetraclorodibenzo-p-diossina (Tcdd), formata da cloro, carbonio, idrogeno e ossigeno. Insolubile in acqua, è resistente alle alte temperature e si decompone grazie alle radiazioni ultraviolette in un processo che può durare centinaia di anni. L’incenerimento dei rifiuti che contengono cloro (alcuni tipi di plastica o la carta sbiancata chimicamente) emette diossina: per legge gli inceneritori devono usare speciali filtri. La soglia massima di tollerabilità è stata infatti fissata dall’Organizzazione mondiale della Sanità in un trilionesimo di grammo al giorno per kg di peso: 8 milionesimi di g per kg causano malformazioni ai reni e al palato nei feti. La diossina, in alte dosi, provoca anche cloracne, una malattia della pelle con pustole su tutto il corpo.
Disastri provocati dalla diossina
L’umanità si è resa conto della grave tossicità delle diossine in seguito ad alcuni disastri ambientali che hanno comportato l’inquinamento di estesi territori con morte di numerosi animali e patologie gravi negli animali e negli esseri umani. Ne citiamo solo alcuni tra quelli più rilevanti.
Il 10 luglio 1976 da un camino dello stabilimento chimico dell’ICMESA di Meda (MI), che produceva triclorofenolo (un defoliante, lo stesso usato nella guerra del Vietnam), fuoriesce una nube di gas contenente diossina, che in breve tempo, trasportata dal vento, si deposita su un’ampia zona interessante i comuni circostanti: Seveso ne è il più colpito, ma anche Cesano Maderno, Desio e lo stesso Meda. Nelle ore e giorni successivi si verifica una morìa di pollame e conigli, mentre 250 persone manifestano sul viso una forma di acne pustolosa grave, la cloracne.
Gli effetti sulla salute generale sono ancora oggi oggetto di studi.
• Negli anni tra il 1961 e il 1970, durante la guerra del Vietnam, l’aviazione americana utilizza enormi quantitativi di un defoliante chiamato Agente Arancio per disboscare le foreste del Vietnam. Questo defoliante per combustione sviluppa diossina e inoltre la contiene come impurità. Milioni di vietnamiti (e anche migliaia di soldati americani), vengono così contaminati dalla diossina, che provoca la nascita di migliaia di bambini malformati, e, negli anni successivi, la comparsa di numerose malattie nella popolazione, tra cui anche tumori.
• Durante la cosiddetta “Emergenza rifiuti” del 2007 in Campania sono state rilevati elevati livelli di diossina negli animali, nei prodotti lattiero-caseari e nell’uomo. E’ stato inoltre riscontrato un aumento delle nascite di bambini malformati e del numero di alcuni tumori.