Alle origini della borghesia locale (tra Settecento e Ottocento) di Daniele Cappiello

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Luigi Verdone, nato a Calciano da genitori originari di Accettura, conserva vivo l’orgoglio delle sue origini Accetturesi, come molti suoi compaesani, e, grazie alla sua innata vocazione di ricercatore, ha dato alle stampe, recentemente, per i tipi della BMG, una pregevole opera “Accettura – alle origini della borghesia locale (tra Settecento e Ottocento).
Per scrivere questo libro, destinato più ai ricercatori, forse, ma prezioso e folto documento per ricordarsi delle proprie origini, Verdone ha attinto numerose fonti, tutte riportate per esteso, quali i registri parrocchiali, i catasti agricoli e quelli onciari, i censimenti ufficiali.
Si tratta quindi di un volume di storia economico- sociale, esaminato in un periodo importante, quello tra Settecento e Ottocento.
Infatti il fermento culturale dell’epoca dei lumi arrivò fino ad Accettura, chiusa tra i suoi monti, dando origine, grazie alla frequentazione della Università di Napoli, ad un ceto di “scribenti” che espressero in nuce la nascente borghesia locale.
Questa ben presto risultò divisa in due parti, una rivolta ancora al vecchio sistema agrario, una, invece, rimasta accanto al popolo, rivestendo poi, secondo l’autore, un ruolo di rilievo nel Risorgimento.
L’opera di Verdone cita infine (non poteva farne a meno data l’importanza dell’evento) la famosa visita di Zanardelli in Basilicata, nel 1902, che suscitò molte speranze, in gran parte deluse, nella popolazione lucana,specie per la constatazione che Matera era l’unico capoluogo d’Italia non ancora collegato alle ferrovie dello Stato (1902!)
Ma Zanardelli aveva aperto un filone di ricerca e studio, e molti altri uomini del Sud cominciarono a porsi il problema del Mezzogiorno. Ne citiamo solo alcuni: Giustino Fortunato, Francesco Saverio Nitti, Giacomo Racioppi, Gaetano Salvemini.
Con tutto ciò però,come sosteneva Dinu Adamesteanu, la Basilicata rimane una terra archeologicamente e geograficamente sconosciuta.
Per Accettura in particolare, tolto il turismo “mordi e fuggi” legato agli eventi etno-religiosi del “Maggio”, non vi sono molte altre risorse, tanto da far prevedere ad alcuni, in considerazione del fatto che nel 2010 gli abitanti della cittadina erano soltanto 2019, addirittura una probabile estinzione.
L’ottimismo, però, che dovrebbe sempre informare i pensieri umani, ci dice che, con opere come quella di Verdone, che parla di una cittadina che nel tempo ha fatto un suo travagliato percorso storico, di cui si conserva memoria, Accettura deve continuare a vivere, giocando tutte le sue carte, a cominciare da quella, fattibilissima, del turismo, legato non soltanto al “Maggio”.,ma anche all’ambiente, e soprattutto alla cultura dell’accoglienza.

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