Come due Indiana Jones, i materani Angelo Fontana e Raffaele Paolicelli hanno scoperto nella città dei sassi un’antica chiesa rupestre. Un luogo di culto sinora sconosciuto, avvenuto nel cuore del rione “Civita” di Matera: si tratta di una chiesa medievale scavata nella roccia con affreschi databili al XIII-XIV secolo.
Angelo Fontana, appassionato studioso della civiltà rupestre con qualifica di guida turistica regionale e Raffaele Paolicelli, Operatore dei Beni Culturali hanno intrapreso un’attività di studio basato su ricerche e consultazioni di fonti archivistiche per il riconoscimento storico da attribuire al sito. Dal loro lavoro è emerso che la probabile intitolazione di questa chiesa rupestre possa essere quella di San Pietro Dè Morrone; fu dedicata al Papa Celestino V che abdicò nel 1294 per tornare a condurre una vita eremitica e che fu canonizzato santo settecento anni fa, il 5 maggio 1313.
In epoca angioina, il Connestabile Angelo De Berardis in un suo testamento del 1318 la riporta tra le parrocchie di Matera. Da una visita pastorale del 1623 risulta ancora attiva; nel 1774 il Canonico Belisario Torricella la indica “…non molto lontana da questa, e propriamente nel mezzo della salita selciata, e pubblica strada, che conduce al venerabile Monistero di Santa Lucia delle Benedettine v’era una Chiesa colla sola facciata di fabrica detta da più secoli, e con linguaggio corrotto Santo Pituddo, che oggi, e da molti anni si vede ridotta in Cantina, qual Santo, in linguaggio toscano, sona S. Pedrino. …”
Il Circolo Culturale la Scaletta in “Chiese e asceteri rupestri” del 1995, la cita tra le segnalazioni di altre chiese non rinvenute ma mensionate nelle pergamene di Giustino Fortunato da cui si apprende il nome di “San Pietro De Morronibus o delli Morvoni”. Nel 1861 era già abitazione e nel 1960 fu sfollata e murata in seguito alla legge De Gasperi del 1952. E da allora non se ne seppe più nulla fino alla scoperta dei due materani.
Angelo Fontana e Raffaele Paolicelli nel corso delle operazioni di rilievo planimetrico hanno rinvenuto un pregevole affresco inedito raffigurante il volto di un Santo Barbuto, avente particolari analogie con l’affresco di San Giacomo Maggiore conservato nella chiesa di San Giovanni in Monterrone. Sulle altre pareti sono evidenti altre tracce di affreschi tra le quali quelle relative a una Madonna nell’atto dell’Adorazione.
Ora Fontana e Paolicelli vogliono pubblicare ulteriori approfondimenti; per ora hanno voluto segnalare la scoperta soprattutto al fine di tutelare un sito in stato di abbandono ma che merita una giusta riqualificazione e valorizzazione. La soprintendente ai beni culturali di Matera, Marta Ragozzino, ha effettuando con Fontana e Paolicelli un primo e importante sopralluogo nel sito.
Ragozzino si è detta molto contenta della scoperta di questa “chiesa bellissima e ricca di affreschi veramente importanti, che la rendono un prezioso tassello per la storia della città. Angelo e Raffaele sono stati bravissimi e si sono dimostrati degli ottimi e assai ferrati ricercatori”. Coordinate storiche ed artistiche centrate da Paolicelli e Fontana che ora, ha assicurato la soprintendente, saranno coinvolti nelle altre operazioni che, in primis, dovranno prevedere la messa in sicurezza della chiesa e di conservazione degli affreschi. Rivolgendosi anche agli amministratori della città, la Ragozzino ha spiegato che “questo coinvolgimento, è il senso primo e vero di quello che vogliamo fare per la Capitale europea della cultura. Un processo partecipato che coinvolga concretamente i giovani che
hanno voglia di farsi avanti e di insegnarci qualcosa”.
Articolo di Giovanni Martemucci