Ieri sera intorno alle 19 ora italiana leggo su facebook: Giuseppe Venezia ha condiviso l’aggiornamento di Giuseppe Venezia. Il testo era questo: “Questa sera in concerto a Guggenheim Museum di New York City con Emmet Cohen & Elio Coppola, see u there! UpperEsastSide 5th Ave & 89 street.”
Ho capito poco, e sinceramente forse poco mi interessava capire il perché avrebbero suonato in un Museo.
In un battibaleno mi sono risposta da me: non suonano in un Museo, suonano al Guggenheim di New York! Qualunque sia il motivo, qualunque sia l’evento, è di certo un ottimo motivo.
Provo subito a mostrare il mio entusiasmo a Giuseppe Venezia; gli invio un messaggio di soddisfazione e prontamente mi risponde il fanciullo al parco giochi, che qualunque cosa fa e vede la vive con gli occhi ridenti di un bambino.
Sembra un sogno inimmaginato che si materializza. Non credo fosse una tappa in programma, ma è un fuori programma di quelli che ti riempie di gioia. E riempie di gioia non solo chi l’esperienza riesce a viverla in prima persona, ma anche chi ha un minimo di orgoglio lucano.
Giuseppe e il suo contrabbasso portano in giro per il mondo la Lucanità. Ogni lucano per un attimo si è sentito al Guggenheim con loro, grazie a loro abbiamo passato “una notte al Museo” anche noi (perché per noi era notte fonda).
Al mio risveglio stamattina ho trovato un messaggio: “Questa sera ho vissuto una delle più belle esperienze musicali della mia vita. La location era magnifica, ma l’intesa tra noi tre ci ha catapultati in un’altra dimensione. Dopo il primo brano il Guggenheim è scomparso diventando un luogo anonimo, mera cornice di un’eccitazione simultanea di tre musicisti che si raccontano e che si amano. Giuro, io ho amato Elio ed Emmet questa sera. Alla follia. Ringrazio Dio
ogni secondo per avermi donato questo. Mi sento un privilegiato. W la musica! W la vita! E W Infinity!”
Approfondimento: A New York le sonorità jazz del lucano Giuseppe Venezia