Il pisticcese Lo Senno racconta la sua esperienza con la nazionale di Futsal

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Il massofisioterapista della Nazionale Italiana di Calcio a 5 Vittorio Lo Senno, nato e cresciuto a Pisticci, si concede ai microfoni di Basilicata Magazine per una chiacchierata sul mondo del futsal, sui futuri impegni nello staff della nazionale e sulle emozioni vissute in seguito alla vittoria del Campionato Europeo lo scorso febbraio.
Vittorio, sei stato uno degli artefici del trionfo del futsal italiano, partecipando agli Europei del 2012, culminati con la conquista della medaglia di bronzo, ai Mondiali 2012, terminati con la conquista della medaglia di bronzo e agli ultimi Europei in cui avete trionfato.

Quali sono state le emozioni e i sentimenti che hai provato in queste competizioni così importanti?
Si tratta di emozioni una diversa dall’altra, ma indescrivibili: i due Europei, e soprattutto la conquista della medaglia d’oro nell’ultima edizione, sono stati fonte di emozioni pazzesche che fatico a descrivere; partecipare al Mondiale rappresentando la tua nazione, poi, è stato un momento altrettanto emozionante perché avere davanti i giocatori più forti del mondo ed arrivare fino alla fine della competizione è qualcosa di straordinario. Prima di vincere la medaglia d’oro mi chiedevo come fosse alzare un trofeo e vincere una competizione così importante: quando ciò è avvenuto ero così “ubriaco” per l’emozione e per la gioia che non mi sono reso subito conto di quello che realmente avevamo costruito. Ho compreso appieno quanto accaduto il giorno in cui, qualche mese dopo, siamo andati a Roma, alla Casa del Cinema, dove ci hanno premiato le alte cariche sportive e politiche: lì abbiamo rivisto i momenti migliori della vittoria e ci siamo realmente resi conto del valore e della grandezza del nostro lavoro. Altra cosa fantastica è stato l’affetto delle gente e i numerosi complimenti che ho ricevuto, nonostante fossi “solo” il massofisioterapista e non un calciatore sul parquet: attestati di stima mi sono giunti anche dalle varie parti della Lucania dai miei corregionali che si sono complimentati per il grande risultato.

Quanto è stato difficile emergere ed arrivare ai livelli in cui ora lavori partendo da un piccolo centro come Pisticci?
E’ stato molto difficile, soprattutto perché ho iniziato questo lavoro a ventisette anni: prima ero un musicista professionista e ho deciso di rimettere in gioco la mia vita per seguire questa vocina che mi spingeva verso il mondo della riabilitazione. Il percorso è stato molto duro, ho fatto tanti sacrifici, ci sono stati anche dei momenti bui, ma il tutto mi ha portato al punto in cui ora mi trovo.

Come è nata la tua passione per la massofisioterapia e il massaggio?
Questa passione l’ho sempre avuta: da ragazzino, ad esempio, quando uno dei miei amici lamentava dolori fisici, subito mi interessavo alla faccenda, anche se ne sapevo ben poco. Poi a Roma, quando ero in Marina, seguii un corso base sulla materia e da lì iniziò la mia passione. La mia fortuna è stata quella di conoscere un medico che mi ha spinto a frequentare corsi di formazione seri e di alto livello.

Qual è stato il momento più bello e quello più difficile nella tua esperienza con la nazionale italiana di futsal?
Paradossalmente il momento più bello non è stato tanto quello della vittoria dell’Europeo, ma la chiamata del medico che mi avvisava che c’era la possibilità di entrare nello staff della nazionale: ero nel mio studio a Marconia e mi chiese se io fossi interessato alla cosa. Nel momento in cui mi hanno ricontattato per confermare l’ingaggio, l’emozione e la tensione dell’attesa si sono trasformate in gioia; quando, poi, nel primo ritiro di Genzano di Roma ho indossato la tuta con lo stemma della nazionale italiana, mi sono chiesto: “Ma che cosa faccio qui?”. E’ stato senz’altro l’episodio che mi ha catapultato in un contesto stimolante e meraviglioso come quello della nazionale e che, per questo, non dimenticherò mai. Il momento più brutto, invece, è stato l’esordio nell’Europeo 2014 e i giorni che sono seguiti: eravamo in un girone “semplice” per gli addetti ai lavori, con Azerbaijan e Slovenia, ma perdemmo clamorosamente la prima partita mettendo in discussione la prosecuzione del torneo. I successivi quattro giorni furono un inferno, viste le critiche che iniziarono ad abbattersi sul nostro team. Fortunatamente poi le cose sono andate benissimo e abbiamo conquistato il trofeo.

Tornando alla realtà lucana, cosa manca nella nostra Regione, ma in un po’ tutta Italia, per rendere il futsal uno sport comune e diffuso come il calcio?
Facendo una riflessione, il calcio a 5 è lo sport più praticato a livello nazionale, con una fascia d’età che varia dai cinque ai sessant’anni. Purtroppo è una questione di cultura, non solo in Basilicata, ma in tutta la penisola. L’unica via per riqualificare il calcio a 5 è proprio un’inversione nella considerazione che si ha di questo sport e fortunatamente nella nostra Regione qualcosa in questo senso si muove: si consideri che Policoro e Scanzano si confronteranno con l’A2, mentre in campo femminile ci sono ben tre squadre in Serie A. Qualcosa di serio si sta costruendo: ci vuole tempo, anche perché la cultura sportiva italiana nasce ed è incentrata sul calcio, a discapito di tanti altri sport.

Quale consiglio ti senti di dare ai giocatori di futsal e ai giovani che si avvicinano al calcio a 5 in qualità di membro dello staff della nazionale?
Il consiglio che posso dare è quello di cercare di affidarsi sempre ad un professionista, qualunque sia lo sport praticato, sia a livello professionistico che amatoriale. Nello sport ci sono davvero tanti “praticoni” e gli atleti non possono sottovalutare nemmeno il più piccolo problema o il più piccolo particolare: per questo ci vuole uno staff preparato, ci vuole tanto studio e tanta esperienza.

Un sogno per la tua già straordinaria carriera?
La mia carriera attualmente è fortemente legata alla Nazionale: per questo non posso che sognare di conquistare il Mondiale. Poi spero anche che il futsal possa diventare disciplina olimpica così da vivere tutte le emozioni che solo un’Olimpiade sa regalare.

Quali sono i tuoi impegni lavorativi futuri?
Con la nazionale affronterò alcune trasferte nei prossimi mesi, tra cui una in Norvegia e un torneo internazionale in Kuwait, mentre le gare ufficiali riguarderanno le qualificazioni ad Euro 2016 che si disputerà in Serbia e al Mondiale che si terrà in Colombia, sempre nel 2016. Inoltre, quest’anno collaborerò con la società del Bernalda Futsal, squadra di serie C2 lucana: conoscendo molto bene il mister, ho deciso di partire da una categoria inferiore, anche se ho avuto tante offerte da categorie superiori, proprio per mettere a disposizione la mia esperienza e professionalità per un progetto con prospettive future interessanti.

Come è maturata la tua scelta professionale di restare in Basilicata?
Non posso nascondere che la tentazione di andare via è stata tanta perché da noi è sempre molto difficile fare tutto. Tuttavia, iniziando da zero, senza alcun aiuto e con tanti sacrifici, ho avuto risultati sempre più gratificanti giorno dopo giorno. Tutto questo mi da forza per andare avanti e un domani mi auguro di poter migliorare ancora di più la mia professionalità e realizzare progetti sempre più importanti.

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