Ancora una volta la Basilicata protagonista con le sue eccellenze. In questo caso il vino Lucano Aglianico il protagonista indiscusso.
La denominazione Aglianico del Vulture viene attribuita soltanto ai vini della Basilicata che rispettano i requisiti del disciplinare di produzione e che vengono coltivati seguendo le condizioni stabilite fin dal 1971, esclusivamente nelle 15 zone vocate da Rionero in Vulture a Genzano di Lucania, passando per Barile, Rapolla, Ripacandida, Ginestra, Maschito, Forenza, Acerenza, Melfi, Atella, Venosa, Lavello, Palazzo San Gervasio e Banzi.
Le premiazioni assegnate dal Gambero Rosso
Tra le etichette presenti sulla guida “Berebene 2020”, curata dal Gambero Rosso, l’Aglianico del Vulture Pipoli Zero ’17 di Vigneti del Vulture è stato inserito tra i migliori rossi nazionali, riscuotendo anche un ambitissimo premio. Un riconoscimento che è stato assegnato non solo per la sua particolare bontà, ma anche grazie al rapporto tra qualità-prezzo. E non è l’unico apprezzamento che questa etichetta può vantare, visto che anche la Guida Vini d’Italia 2020, compilata dal Gambero Rosso, ha assegnato il “Tre bicchieri 2020” a 5 grandi vini lucani, tutti Aglianico del Vulture. Vini che, come fa notare Francesco Fanelli, Assessore alle Politiche agricole e forestali, rappresentano solo una minima parte delle aziende di grande qualità che lavorano senza sosta per garantire al settore vitivinicolo locale una visibilità in crescita. Una visibilità che il Dipartimento regionale si sta impegnando a migliorare al massimo, sostenendo le etichette nel loro obiettivo di competere sui mercati nazionali e internazionali. E i risultati sono piuttosto visibili considerando che questo vino sta conquistando un posto di rilievo nel commercio online, come si può notare guardando la sezione dedicata all’Aglianico del Vulture, famoso vino del Sud su Tannico. Una sfida a migliorare che per i lucani è praticamente continua, come sostiene Leonardo Sinisgalli nel suo libro “Gente della Lucania”.
La Basilicata punta sull’Aglianico
Che la Basilicata punti buona parte delle sue risorse sull’Aglianico, considerato ciò che questo vitigno rappresenta per i lucani, è naturale ed auspicabile. D’altronde, in questa terra, l’impegno riposto nel recupero dei Sassi di Matera che li ha resi un gioiello ammirato in tutto il mondo, è stato attivato con altrettanta passione per salvare i 60 vitigni antichi e ripristinare la coltivazione tradizionale. Ma recuperare, salvare e ripristinare un patrimonio non è abbastanza, se poi non lo si valorizza e lo si fa conoscere anche fuori dai confini abituali. Infatti non si può dimenticare che le qualità dell’Aglianico non sono solo frutto del territorio e della cura particolare con cui questo vino viene realizzato, ma dipendono anche dall’essere parte integrante di una terra dove la passione per il vino è millenaria. Qui si vinifica sin dal tredicesimo secolo avanti Cristo, come testimoniano gli storici Plinio e Stradone, per cui il ritrovamento e la rimessa in produzione dei 60 antichi vitigni è solo una parte dell’impegno che i lucani stanno dedicando al recupero e alla rivalutazione della loro storia. Una storia che oggi deve alla rinata unità del suo tessuto produttivo e istituzionale la spinta necessaria a costruire un prospero futuro.