Un edificio sventrato, come reduce da un bombardamento. E’ questa l’immagine della ex Centrale del Latte di Matera, dopo l’incendio dello scorso luglio. Da allora sono state rimosse le vecchie attrezzature per la produzione del latte ed ora è un contenitore desolatamente vuoto.
All’indomani dell’incendio appiccato da minorenni annoiati, sembrò aprirsi un dibattito tra cittadini e amministratori comunali sul recupero e la nuova destinazione d’uso da assegnare alla struttura. Ora il dibattito si riapre Giuseppe Cicchetti e Roberto Colucci, due studenti universitari che dal sito profumodisvolta.it lanciano l’idea di fare della centrale un centro culturale per giovani e studenti.
“Vogliamo –affermano- che Matera disponga di un centro culturale per gli studenti e per i più giovani. Un progetto che potrebbe banalmente cominciare dalla richiesta di un aula studio pubblica, accessibile, funzionante, che risponda alle esigenze degli studenti materani. Ne abbiamo anche parlato sulla community di Matera 2019 la scorsa estate, raccogliendo sempre pareri positivi e disponibilità per riflettere insieme e capire quale sia la strada migliore per raggiungere questo importante obiettivo che renderebbe Matera sempre più una città della cultura”.
Lo stesso dell’assessore al Patrimonio e all’Edilizia del Comune di Matera, Giovanni Scarola aveva detto che “per quanto riguarda la Centrale del Latte si aprirà immediatamente il dibattito sulla destinazione dello stabile e sulle necessità che ci sono. C’è bisogno di certo di una sede per il comando dei Vigili Urbani, una volta deciso cosa farne
potremo abbattere e ricostruire con l’unico vincolo, ovviamente, di non creare di più di ciò che abbattiamo. Poi bisognerà trovare le risorse per poter ricostruire e questo sarà l’altro passaggio”.
Così Cicchetti e Colucci hanno pensato di inviare una lettera con la loro proposta all’assessore Scarola, al Sindaco di Matera, Salvatore Adduce, al Consiglio Comunale di Matera e a Paolo Verri, direttore del Comitato Matera 2019. “Pensiamo che Matera abbia bisogno di trovare una dimensione sociale per gli studenti, perché essi possano vivere meglio la città e sentirla propria.
Questo significa luoghi fisici, servizi e soprattutto un nuovo approccio, più aperto all’ascolto e alla condivisione delle decisioni con i più giovani. L’aula studio, come prototipo del più grande progetto di un centro culturale, potrebbe essere un primo passo verso una città vissuta a pieno dai giovani. Oggi pensiamo che un nuovo immobile, ubicato presso l’attuale Centrale del Latte, sia un luogo perfetto dove sperimentare questa nostra proposta. Naturalmente salvaguardando lo spazio per il trasferimento del comando dei Vigili Urbani, si potrebbe immaginare di destinare a un utilizzo socio-culturale i nuovi locali senza eccessivi dispendi in termini di investimenti iniziali e costi di gestione. Infatti, le forniture per le aule studio che immaginiamo potranno essere essenziali: semplicemente sedie e tavoli, una connessione wifi libera e abbastanza potente, servizi igienici, impianto di riscaldamento/condizionamento e magari un abbonamento ai quotidiani nazionali. Si tratta quindi di spese e spazi davvero minimi, per una sperimentazione che, qualora funzioni, potrebbe essere ampliata e reiterata. L’accoglienza delle aule sarà la vitalità stessa degli studenti che ogni giorno la affolleranno per studiare, per incontrarsi, per
vivere insieme momenti di crescita e confronto importanti.
Una struttura del genere ha bisogno anche di un minimo di personale per garantire la più serena organizzazione: qualcuno che registri presenze e fornisca l’assistenza necessaria, potrebbe anche trattarsi di ragazzi giovani scelti
attraverso criteri di reddito e sottoposti a turnazioni, i quali potrebbero essere pagati attraverso voucher e sicuramente sentirsi contenti e orgogliosi di lavorare per il corretto funzionamento di uno dei luoghi della cultura che la città offrirebbe ai più giovani. Ci si potrebbe organizzare anche attraverso il servizio civile oppure coinvolgendo le tante associazioni materane che sicuramente mostrerebbero disponibilità. Oltre al semplice spazio a disposizione dei ragazzi per studiare, si potrebbe organizzare un servizio di bookcrossing per incentivare la lettura; dotare le aree di computer, tablet o qualsiasi cosa possa connettere uno studente materano alla rete e al mondo; aprire le aule anche la sera e dare la possibilità a associazioni o semplici gruppi di studenti di organizzare incontri, iniziative, conferenze o serate musicali e molto altro.
Offrire ai più giovani degli spazi dove coltivare i propri interessi attraverso anche una cultura sociale e conviviale”. Tutto ciò potrebbe essere creato ovunque, magari i Sassi e il centro storico potrebbero essere un luogo ancor più suggestivo, ma perché allora la Centrale del Latte?
“Semplicemente – continuano i due studenti – perché la zona di viale delle Nazioni Unite è particolarmente vocata a questo genere di esperienza: nel raggio di poche centinaia di metri ci sono il Liceo Classico, il Liceo Scientifico e l’Istituto Commerciale, il Palasassi, il Campo Scuola di Atletica Leggera, il Circolo Tennis, il Parco Macamarda e tante altre aree verdi. Il tutto collegato dalla nuova pista ciclabile, senza dimenticare la vicinanza con la stazione e il parcheggio di Via Saragat.
La cultura della scuola, la cultura dello sport e la cultura della natura e dell’ecologia. Cosa potrebbe offrire la città ai giovani più di tutto questo? Certo, tante altre cose. Ma da qualche parte si dovrà pur cominciare. Sogniamo un centro culturale, un piccolo nucleo di aule studio, che possa ospitare i tanti ragazzi pendolari che restano a Matera dopo la mattinata scolastica e non sanno dove andare quando devono rientrare a scuola il pomeriggio.
Sogniamo un centro culturale, un piccolo nucleo di aule studio, dove si possa arrivare in bicicletta, da cui dopo aver studiato o aver incontrato gli amici si possa in poco tempo raggiungere la piscina, il campo scuola o i campi da tennis, un parco in cui andare a passeggiare e respirare aria pulita. Sogniamo un centro culturale, un piccolo nucleo di aule studio, aperto fino a sera (e non fino alle 18.30) e anche il venerdì e il sabato pomeriggio (non come la Biblioteca Provinciale).
Sogniamo un centro culturale, un piccolo nucleo di aule studio, in cui sperimentare una vita sociale migliore per i giovani, perché “per il mondo intero, le città italiane sono un grande showroom di un modo di vivere alternativo” dice Federico Rampini.
Sogniamo un centro culturale, un piccolo nucleo di aule studio, in cui mettersi alla prova, in cui andando oltre lo studio, le energie culturali e creative della nostra città possano incontrare gli studenti per un confronto e uno scambio sempre positivo. Un luogo dove si annullino anche le barriere generazionali, come l’esperienza di Matera 2019 ci sta insegnando.
Sogniamo un centro culturale pubblico per Matera in cui non ci siano interessi privati nascosti, ma ci sia semplicemente tanto spazio per la cultura e per i giovani.
Vi scriviamo tutto ciò perché ci crediamo e non abbandoneremo il nostro piccolo desiderio: avere nella nostra città spazi della cultura pubblici, aperti, accessibili e a misura di giovani e studenti”. “Speriamo che questa proposta – concludono i due studenti- venga accolta e presa in considerazione, con lo spirito di condivisione e l’apertura alla partecipazione della cittadinanza nei processi decisionali che speriamo possano sempre guidare la politica e l’amministrazione della res pubblica a Matera. Noi saremo disponibili in qualsiasi momento per discutere con voi di questa idea che, da giovani, riteniamo essenziale e necessaria per una città che vuole ambire (come minimo) a palcoscenici culturali di livello europeo”.