Quante volte vi siete chiesti perché la benzina è sempre più cara, conoscendo che il prezzo del petrolio scende?
La risposta è, senza trascurare il fattore della propensione del consumatore rispetto alla domanda, che il prezzo della benzina non si limita al costo del combustibile, guadagno del gestore della pompa incluso, oltre a questo sono comprese Iva e accise.
Quando si parla di accise si ha l’impressione di essere in una zona grigia quindi proviamo a fare un po’ di chiarezza.
Le accise sono tributi indiretti, sotto forma di imposta sui consumi, che sono calcolate in rapporto alla quantità e non del valore come accade per l’Iva. Riguardano principalmente carburanti, gas, energia elettrica, alcolici e tabacchi e sono per lo più imposte di scopo, cioè introdotte per raggiungere un certo scopo.
Quello che forse non sappiamo molto bene, nonostante report giornalistici hanno provato a fare chiarezza ma con scarso eco, è che sul prezzo in Italia pesano “tasse misteriose” che resistono da oltre 70 anni e che il nostro caro Paese continua a farci pagare. Si spazia dal finanziamento della guerra in Etiopia (1935-36) alla ricostruzione post terremoto del Belice (1968) passando per Irpinia, Libano, Suez, L’Aquila ecc.
Il prezzo complessivo è composto da varie voci, quali il costo del prodotto raffinato, il trasporto primario, il costo di stoccaggio, le varie spese di ufficio e punto vendita, fino al margine per il gestore. Sembrerebbero molte, ma tutte queste voci che contemplano spese e guadagni per diversi soggetti ammontano solo al 30% del costo del carburante. Un’ascesa del prezzo dei carburanti dovuta essenzialmente alla crescente pressione fiscale, che per la prima volta nella storia ha superato la soglia di 1€ per litro. Mentre il prezzo medio industriale della verde ha subito un rincaro del 9%, nel 2012 è stato di 0,759 €/l, le accise e l’IVA hanno goduto di un incremento del 20%.
Dovremmo pagare un litro di verde 0.76 euro al litro, ma così non è per via della pressione fiscale (le accise benzina) che continua ad aumentare.
Da ciò ne deriva che il grosso del prezzo deriva dalle famose accise che pesano circa per il 52% sul costo totale e per fortuna che abbiamo scongiurato l’aumento di quest’ultime previsto da Gennaio 2015. Il Consiglio dei ministri, infatti, nel mese di Dicembre 2014 ha cancellato l’aumento delle accise sulla benzina previsto dal decreto Imu dell’esecutivo Letta. In pratica, il governo Letta con l’addio dell’imposta sulla prima casa, aveva inserito nella norma una clausola di salvaguardia che avrebbe garantito i conti dello Stato, con le accise della benzina che sarebbero aumentate di 2 centesimi al litro.
Non è finita qui perché abbiamo scongiurato, per il momento, un altro aumento: quello che le regioni possono applicare come ‘aggiunta’, dette addizionali, al prezzo di mercato in totale autonomia e che per ‘fortuna’ la nostra regione, insieme ad altre 9, ha deciso di non applicare.
E qui la cosa si fa interessante!
Difatti questi elementi, con l’aggiunta degli accordi con le compagnie che estraggono qui in Basilicata, avrebbero dovuto portare il prezzo del rifornimento ben al di sotto della media nazionale, ma purtroppo per noi non è così.
Forse non tutti sapranno che il prezzo medio annuo della benzina nel 2012 è stato di 1,787 €/l facendo registrare il più alto valore corrente di sempre, mentre quello nazionale attuale è sceso a 1,505 €/l (dati Ministero dello Sviluppo Economico). Ma in Basilicata questi dati non vengono percepiti tanto che questi prezzi, noi alla colonnina, non li abbiamo mai visti soprattutto con il servito, dinamica obbligatoria se si vuole pagare con la carta idrocarburi, e mi auguro di essere smentito.
Come spiegava un articolo uscito giorni fa sulla Gazzetta del Mezzogiorno, siamo tra le regioni, ad essere clementi, con la benzina più cara d’Italia.
Di qui una riflessione è d’obbligo: ma qual è il vantaggio di avere gratuitamente meno dell’ 1% del costo annuo di carburante per automobilista se poi la benzina costa pure di più che altrove?
Probabilmente al bonus carburante la Basilicata dovrebbe preferire proposte di fiscalità differenziata, agevolata, pensata per famiglie e imprese come quella prospettata dall’assessore all’ambiente Berlinguer qualche tempo fa, a Sarconi, alla presenza dei sindaci delle zone interessate dalle trivelle.
I dati sulla Basilicata parlano chiaro in termini di infrastrutture, disoccupazione ed adeguamento tecnologico (banda larga?) e come lui stesso ha detto: ”Non è concepibile che chi dà tanto al Paese in termini di fabbisogno energetico poi non riceva nulla in cambio. Pagare MENO accise sui consumi di carburante e di gas è una misura di natura sociale. Serve a ridurre il peso di un tipo di tassazione, quella indiretta, particolarmente odiosa, perché non fa differenze fra ricchi e poveri”.
Bisogna rivedere qualcosa perché così sembra quasi che i soldi escano dalla porta e rientrino dalla finestra, o di fare il gioco delle tre carte, se preferite, ma una cosa sembra opportuna, come dicevano gli anziani: a pensare male si fa peccato ma spesso si azzecca!
Leonardo Galeazzo