Sempre più frequentata la mensa dei poveri a Matera

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Come ogni anno, le mense della Caritas, già normalmente frequentate durante i 12 mesi, nel periodo natalizio aumentano il numero di ospiti. Sono i “nuovi poveri” che a Natale non possono permettersi un pasto caldo perché non hanno una famiglia o non hanno le possibilità economiche per permettersi di trascorrere una festivita minimamente dignitosa.
La crisi economica, sempre più radicata, costringe un numero rilevante di persone, padri e madri separati, giovani disoccupati, precari, anziani, esodati a rivolgersi alle mense cittadine. Sono un esercito silenzioso e in crescita,
che cerca di sopravvivere combattuto tra dignità e vergogna. Sono infatti 4 milioni, il 33 % in più in soli due anni, gli italiani che mangiano alle mense dei poveri, che mettono in tavola la famiglia a casa grazie agli aiuti di Caritas, Banco alimentare, assistiti dalle organizzazioni caritative.
Anche Matera, la città dei Sassi, non è esente, purtroppo, da questo fenomeno.
Di fianco alla chiesa di Piccianello, c’è un piccolo locale dove, giornalmente, vengono ospitati a pranzo i più bisognosi a cui viene offerto un pasto caldo. E’ la mensa intitolata a Don Giovanni Mele che l’ha fondata. E a Natale l’impegno per chi porta avanti questa opera di carità raddoppia.
Sono da imitare e ringraziare i tanti volontari che mettono a disposizione il loro tempo per permettere ai meno fortunati di “allietare” la giornata con un pasto completo. Frutta e dolci vengono donati rispettivamente da fruttivendoli e bar presenti nella zona.
Tante persone, e tante differenti storie nascoste dietro ogni volto con il sacrosanto diritto di rivalsa nella società. Ognuno di loro ha una storia da raccontare. Chissà quali pensieri si annidano nelle loro menti. Quali speranze, sogni e rimpianti portano con loro. Ma per quanto possano essere diversi, si ritrovano tutti a quello stesso tavolo per cercare di avere ciò che c’è di più sacro al mondo: un pezzo di pane e forse sentire il calore di una famiglia.
“Mentre porgi loro il piatto –afferma una delle volontarie- potrai sentire nel loro grazie una sottile nota di speranza. E quel grazie è detto davvero con il cuore. Poi nient’altro. Qualcuno di loro se è di buon umore ti racconta qualcosa. In questo modo si può capire qualcosa in più sulle loro storie. Allora capita di conoscere un signore slavo, laureato in scienze-termonucleari. Oppure un marocchino furbacchione che porta ogni giorno dei fiori alla responsabile della mensa. O anche un signore sulla cinquantina che ha raccontato, un giorno, di aver perso la sua azienda ed essersi ritrovato da in mezzo ad una strada con debiti e richieste continue dalle banche”.
E di storie potremmo raccontarne ancora tante. Ma per un giorno, a Natale, è meglio pensare all’armonia della natività e sgomberare la mente dai pensieri.

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